Le recensioni della Rossa per Thriller Cafè: SOTTO QUESTO SOLE TREMENDO di Carlos Busqued
“Alle due e mezza Cetarti era già al volante, le ceneri di sua madre e suo fratello chiuse nel bagagliaio, nelle loro cassette di compensato. Si attardò per le strade del paese senza cercare qualcosa di preciso, ma senza neppure decidersi a prendere la via del ritorno. (…) Il viaggio che aveva davanti non lo preoccupava più di tanto dato che prevedeva una posizione relativamente statica e movimenti limitati: schiacciare i pedali, girare il volante, al massimo cambiare stazione radio. Ma scendere dall’auto, parlare, farsi capire, pagare, eccetera gli sembrava una fatica improba, che si scomponeva in una serie quasi infinita di tensioni muscolari, piccole decisioni posturali, operazioni mentali di scelta di parole e analisi delle risposte che lo sfinivano in anticipo.” (pag. 33)
SOTTOLINEATO perché… la descrizione del protagonista non è soltanto minuziosa, ma direi alquanto originale.
“Cetarti ormai smetteva di fumare marijuana esclusivamente quando dormiva o si lavava.” (pag. 85)
CASSATO perché … è troppo scontato tirare in ballo la droga per spiegare il precipitare dell’abisso del protagonista.
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Cari amici della Rossa e della buona letteratura gialla,
il Thriller Café vi propone questa volta un noir argentino da abbinare ad una Quilmes ben fredda.
Si tratta dell’opera prima dello scrittore Carlos Busqued, intitolata Sotto questo sole tremendo, ambientata nel cuore dell’Argentina e costellata di personaggi che definire ‘singolari’ sarebbe mero eufemismo.
Nella mia personalissima lotta contro le copertine che non rendono giustizia al romanzo che foderano, premetto di non aver nulla contro la bella raffigurazione del polpo della copertina, tranne che nel bestiario narrato all’interno il povero polpo non compare affatto. La nostra storia apre con un calamaro gigante – semmai – ed evoca una miriade di altri animali, ma bisogna pur considerare che il fulcro di tutto sono gli elefanti. E’ anche vero che la copertina originale dell’Editorial Anagrama era un pò scialba, benché più corretta, quindi… mi verrebbe da dire che non mi soddisfano nessuna delle due.
Tornando al libro, la scrittura scivola via veloce, le immagini sono forti e vivide, le ambientazioni mozzano il fiato per lo squallore e i personaggi vi rimarranno impressi per un bel pezzo (e qui sta la bravura e l’originalità di Busqued).
Alla fine della lettura la saliva verrà a mancare, la bocca si sarà impastata e la Quilmes, a quel punto, sarà un toccasana!
A prestissimo!